Museo Virtuale del Mare
Lido di Dante si affaccia su un tratto di litorale che sta tra i due corsi d’acqua: Bevano e Uniti.
La battigia e la spiaggia sono frequentate essensialmente da due specie animali: l’uomo che si snocciola al sole lungo un breve tratto di questa spiaggia (allargata) e il fratino un piccolo volatile che a tutti i costi volontari di ogni dove combattono per lasciargli lo spazio vitale che richiede.
Che dire ognuno ha le sue manie, siamo orami da anni assoggettai a questo stato di cose (vedi il dimezzamento della lunghezza dell’arenile verso il Bevano) e ci può anche stare. Il malcontento è generale ma è sopportato malgrado le ricognizioni continue di gruppi di volontari di varie categorie che circolano in zona e dettano legge.
Non ci possiamo fare nulla. Quello che invece possiamo fare è cercare nel limite del possibile di non lasciare traccie del nostro passaggio o della sosta. Tipo i rifiuti che ognuno di noi lascia come cartacce, barattoli di bevande, cicche di sigarette e altro anche peggio. Materiale che viene prima o poi viene risucchiato dal mare e poi caso mai rigettato a riva.
Volete prenderne visone.
Cliccate su questo link per una visita al Museo Virtuale di tal materiale che sole , vento, e acqua salata non riescono o non sono riusciti proprio a distruggere. Si possono vedere i risultati di questi spiaggiamenti divisi per anni e si può constatare lo stato di conservazione. Anche sul nostro breve tratto di arenile si trovano spesso questi antichi reperti.
Sarebbe utile che incontrandoli si raccolgano e si depositino in uno dei molti sacchi neri per rifiuiti disponili in spiaggia.
Un piccolo favore che facciamo a noi stessi.

Fine anni ’50 – primi anni ’60
È uno dei reperti più vecchi! Si tratta di un talco della fine degli anni ’50, la pubblicità è del 1959 ma dice “con spruzzo migliorato” quindi esisteva anche prima. Effettivamente nel 1951, Beiersdorf sviluppò un deodorante con il principio attivo esaclorodiidrossidifenilmetano. Nel 1952 lanciò il talco per il corpo con il marchio “8×4”. La polvere è stata inizialmente venduta in bottiglie di metallo mentre il flacone in polietilene flessibile arrivò sul mercato probabilmente alla fine degli anni ’50.Qualche anno dopo il flacone sarà un po’ diverso e con il tappo inferiore non più bianco. E stato trovato in una caletta dell’area costiera di Torre Pozzelle ad Ostuni. Grazie a chi ci segue dalla Germania abbiamo potuto tradurre un poster austriaco. Questo flacone era ricaricabile, avevano già capito che quel materiale era destinato a durare nel tempo. Chissà se avranno mai immaginato che qualcuno un giorno lo avrebbe trovato intatto dopo 60 anni come un rifiuto spiaggiato. Nella pubblicità si dice che il flacone, morbido e di un colore accattivante, consente uno spruzzo migliorato. “Consigliamo di mettere il talco dopo essersi lavati. Cura la pelle, la rende morbida e profumata. Questo diffusore in plastica costa 3 marchi mentre la ricarica costa 1 marco e 25 scellini”. Nel nostro reperto manca il tappo bianco in alto. A proposito… si chiama 8×4 perché conteneva un ingrediente chiamato b32.